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Un nomade in viaggio senza bussola


Ci sono tanti modi di essere nomade.

Sono figlio della caduta del muro di Berlino e del modem 56k, di giochi senza frontiere ed MTV. Esperto dei voli Ryanair, sono cresciuto a cavallo tra due ere con il mondo a portata di click. Con la mia generazione è iniziato un futuro di speranze e la scomparsa della parola “confine”. Con noi è nato un mondo in cui tutto sembrava possibile. Poi c’è stato lo strappo nel cielo di carta.


La società per come la conoscevo si è sgretolata pezzo dopo pezzo e con lei il mio concetto di lavoro, famiglia, comunità e futuro: le ambizioni con cui ero cresciuto hanno lasciato spazio all’incertezza, senza un nemico da accusare, né una guerra da combattere.



Quando sono diventato nomade


Prevedere il futuro è diventato un miraggio e i riti del passato sono regole di un gioco fuori produzione. L’unica possibilità apparente era la continua ricerca di nuovi inizi: facili, veloci e piacevoli. Così, senza che me ne accorgessi, ho sostituito le cene con happy hour, la fidanzata con le on night stand su Tinder, i film al cinema con serie TV che inizio a guardare senza sapere se mai le finirò.


Per restare in piedi ho iniziato a correre inseguendo un mondo digitale in continua trasformazione che viaggia più veloce di me ed è impossibile afferrare. Nomade in equilibrio precario, la mia salvezza è stata la velocità.


Per questo corro.
Corro perché è così che fanno tutti quelli che restano a galla. Mai rallentare, oziare, fermarsi a pensare: non ne abbiamo il tempo.
Prima regola: essere leggeri, liquidi, pronti a liberarsi di ogni cosa che possa appesantire il viaggio; poco importa se è il paese in cui sei nato, la famiglia che ti ha cresciuto o l’amore che hai costruito.


Se oggi vuoi sopravvivere devi essere pronto ad abbandonare tutto.


Una vita nomade, senza legami, fatta di infiniti e piacevoli inizi. Le opportunità hanno reso tutto molto esaltante, ma era solo un miraggio.
Non era una risposta.


Avevo bisogno di evadere alla ricerca di risposte e per anni ho vagato come un nomade senza identità. Un vuoto che ho colmato con esperienze e prodotti a breve scadenza, destinati ad essere sostituiti rapidamente ed elaborati con algoritmica efficacia grazie alle tracce che lasciavo navigando nel web.


Oggi come nomade ho molte identità e ogni giorno vivo con quella più adatta alla situazione. Lungo il cammino ho conosciuto altri nomadi, molti dei quali si fanno chiamare Nomadi Digitali.


Specchiandomi nel riflesso delle loro vite mi sono incuriosito e ho deciso di osservarli.
Per loro essere nomadi digitali vuol dire essere felici.
Per loro essere nomadi digitali vuol dire essere liberi.


È giunto il momento di scoprire come è davvero la vita di un nomade digitale.


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